Le aspettative e lo Yoga
Novembre ovvero le controaspettative. O le aspettative deluse.
Dopo gli entusiasmi iniziali (tutti a settembre vorremmo iscriverci a tutti i corsi che ci interessano) e la pacata perseveranza di Ottobre (in cui ci si dice “Ho pagato il mese, lo finisco”) arriva novembre, la cartina tornasole. A Novembre c’è fresco, le giornate si riducono, torna la voglia del morbido binomio divano- copertina e le lezioni di yoga… beh… “mi aspettavo altro”.
IL punto è proprio questo “aspettarsi”, avere aspettative, l’attitudine stessa di chi aspetta e cosa fa nel frattempo? Aspetta e immagina che quello che verrà sarà come si viene immaginato .
Immaginato nella propria mente, che come sappiamo è vorace di pensieri, transitoria, instabile, ansiosa e tendenzialmente infelice. Abbandonare la pratica yoga perché ci si aspettava di perdere peso (continuando a mantenere le proprie consumistiche abitudine alimentari), di diventare più flessibile (in sole 6 lezioni magari…), incontrare amici sinceri e non so cosa altro è fallace e soggetto a un inesorabile fallimento…
Si pratica yoga proprio per contrastare questa instabilità di vita, per misurare il proprio atteggiamento con la pratica di posizioni inattese, non aspettate, nuove e non programmate.
E’ in questo spazio che si incunea lentamente la pratica nel piegare il proprio corpo in una direzione per poi fletterlo nella direzione esattamente opposta.
La pratica di Hatha yoga come insegnato dal maestro Amadio Bianchi, prevede infatti un alternarsi di Loma e Viloma, ovvero posizione e controposizione. Come in una metafora di vita, non c’è sempre una condizione ma se ne ripropone subito dopo un’altra, a volte anche contraria. E questo cambiamento, invece che contrariarci, potrebbe insegnarci a vivere l’alternanza delle vicende di vita, l’altalena pacifica tra gioia e dolore, lutto e vita.
Lo yoga non è una panacea, ma un campo di pratica che inzia sul tappetino e si estende nella vita di ogni giorno. Così al mattino, quando ci svegliamo, non aspettiamoci, una posizione, una pratica, un gesto, ma iniziamo da noi, diciamoci cosa vogliamo, dove andiamo, chiediamoci come stiamo, auguriamoci la felicità, e soprattutto, lasciamo andare tutte le pesanti aspettative che incarichiamo della nostra felicità.
Viviamo leggeri, pratichiamo con agilità. Diventiamo flessibili, e accettiamo quello che c’è.
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